Costanza e maturità nella fede

In alcune delle sue lettere, l’apostolo Paolo affronta le questioni relative al modo di vivere cristiano come risultato della conoscenza di Cristo. Per “conoscenza di Cristo” si intende, non la quantità di ciò che si sa sulla vita e sulle parole di Gesù Cristo, ma ha a che fare con la relazione personale che il credente ha con Lui.

 

In Efesin 4.13-15, Paolo evidenza due questioni importanti nella vita cristiana: la costanza nella fede e la crescita verso la maturità spirituale: fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.”

 

Lui parla di “piena conoscenza del Figlio di Dio”. Per “conoscenza” dobbiamo comprendere, non le informazioni di ciò che Cristo fece e disse, ma la comunione intima e personale con Lui, un un’unione per mezzo dello Spirito Santo. Questa “conoscenza” va oltre il passo iniziale della fede che abbiamo fatto una volta, quando i nostri peccati sono stati perdonati e siamo stati salvati da Cristo. La conoscenza di Cristo genera comunione con Lui e allo stesso tempo trasforma il credente affinché assuma, in un processo di trasformazione, sempre più l’immagine di Cristo. La “piena conscenza” è la partecipazione nella vita di Cristo.

 

Si noti che Paolo parla di “conoscenza” e “pienezza” nello stesso contesto in cui parla di doni spirituali. Questo perché i doni di ciascuno contribuiscono alla “conoscenza” e alla “pienezza” del corpo di Cristo, cioè la chiesa, a cui Paolo fa riferimento in Efesini 4.4: Vi è un corpo solo e un solo Spirito”.

 

L’idea è di un corpo umano che cresce dall’infanzia all’età adulta, uno sviluppo verso la maturità. È la partecipazione di ciascuno che contribuirà alla crescita di tutti, cioè del corpo. I singoli doni spirituali non sono solo per uso individuale, ma per costruire l’intera chiesa. È il corpo (la chiesa) che raggiungerà la maturità.

 

I credenti immaturi, per quanto riguarda la fede e i loro atteggiamenti, non creano mai una una base salda, hanno un temperamento incostante, sono portati in giro perché non sono saldi nella dottrina di Cristo. E l’immaturità cristiana può rivelarsi in molti modi in un credente, ad esempio: conoscenza superficiale della Parola di Dio; troppa attenzione alle cose del mondo e poca priorità alle questioni spirituali; un evidente senso di religiosità invece di una reale comunione con Cristo; indifferenza per i perduti; poca partecipazione al servizio cristiano; rara testimonianza di Cristo.

 

Tuttavia, la Bibbia ci esorta a cercare la maturità e tale maturità arriva con la conoscenza di Cristo, e la conoscenza di Cristo avviene quando il credente decide di crescere nella fede, cerca una comunione più profonda con Dio e lavora per il Regno di Dio.

 

Forse la maturità cristiana non ha nulla a che fare con il tempo di vita cristiana, ma un credente che rimane anni e anni nella stessa fase di fede è in un anormale processo di maturità. Ecco perché Paolo ci esorta in 1Corinzi 11.28: “Ora ciascuno esamini se stesso”. Abbiamo sempre bisogno di esaminarci per vedere se stiamo crescendo o se stiamo fermi. Dobbiamo analizzare i nostri pensieri, le nostre intenzioni e i nostri atteggiamenti. Cosa ci rivelano? Siamo costanti o incostanti?

 

Possa la vita di ciascuno di noi essere segnata dalla costante conoscenza di Cristo, dalla crescita, dalla costanza nella fede e dalla maturità cristiana. E possa tutto ciò risultare in una relazione profonda e personale con il nostro amato Signore e Salvatore Gesù Cristo. Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15.58).

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